Ho terminato, un po’ a fatica, questo libricino di E. De Martino del 1959 che affronta il tema della magia vissuto nel Sud Italia di quegli anni.
Di seguito qualche riflessione.
Ho terminato, un po’ a fatica, questo libricino di E. De Martino del 1959 che affronta il tema della magia vissuto nel Sud Italia di quegli anni.
Di seguito qualche riflessione.
Ho terminato la lettura di “Magia e civiltà” di E.De Martino: una raccolta di brevi saggi scritti da svariati autori (Frazer, Durkheim, Levy Bruhl, Cassirer, Freud, Jung, Eliade, Levi-Strauss, Malinowski, Volmat, Piaget, e sul finale lo stesso De Martino).
E’ sicuramente un libro che interesserà a pochi, in quanto tratta il significato del tema magico all’interno delle culture del passato (e dei pochi popoli rimasti ancora allo stadio di “primitivi”).
Di seguito i 3 punti che mi sono piaciuti maggiormente.
Quando ero bambino e mi veniva regalato un nuovo vestito, avevo una fissazione: dovevo indossare per la prima volta quel vestito di Domenica quando mi recavo a Messa.
In questo modo, alla fine della celebrazione, quell’abito veniva “benedetto” e io mi sentivo dunque sicuro nell’indossarlo.
Facevo quello che facevano gli uomini del passato, un “rituale di presa di possesso”:
[…] una conquista territoriale non diventa reale che dopo (più esattamente: mediante) il rituale di presa di possesso, il quale non è altro che una copia dell’atto primordiale della Creazione del Mondo.
Mircea Eliade – Ripetizione della cosmogonia tratto da “Magia e Civiltà” di E. De Martino
Nell’India vedica, si prendeva possesso legittimamente di un territorio mediante l’erezione di un altare dedicato ad Agni.
Quello, appunto, che con sublime espressione dirà Giordano Bruno quando si vanterà di aver gettato a terra tutte le muraglie del mondo. Il quale crollo, e lo spaccio di tutti i mostri, significa, non ricacciare la vita e le sue radici fuori delle barriere di un ferrigno castello concettuale, ma rivendicare l’unità dell’impeto vitale che è insieme forma e materia dell’universo, e possibilità libera senza confini, e flusso di energia che plasma i propri ordini e li sormonta, e atto che costituisce l’essere senza che l’essere statico spenga mai la vita.
Eugenio Garin tratto da “Magia e Civiltà” di Ernesto De Martino
E significa anche rifiuto di una contemplazione inerte di essenze definite; significa operosa convergenza di conoscere e fare, e scienza al servizio della magica infinita trasformazione del tutto.
Da quel poco che ho capito, credo che Giordano Bruno abbia voluto riportare “equilibrio nella Forza” come direbbero su Star Wars.
Ho iniziato a leggere un nuovo libro chiamato “Magia e Civiltà” di Ernesto De Martino.
Ne leggo qualche pagina prima di andare a letto perché mi sembra – al momento – un libro da sera più che un libro da mattina.
Un libro da sera è un libro che contiene materiale mitologico, vicino al sogno, e favorisce l’imminente ingresso nel mondo onirico. A Morfeo piace.
Un libro da mattina è un libro che contiene ispirazioni che tirano fuori da me energie utili per la giornata.