[…] presso gli Ngarigo, durante i sei mesi che il novizio trascorre nella boscaglia, è il custode a portargli il cibo alla bocca. Se ne può concludere che il novizio, essendo considerato come un neonato, è incapace di nutrirsi da solo. Vedremo in seguito che in certe cerimonie di pubertà il neofito viene trattato come un bambino che non è ancora in grado di servirsi delle mani né di parlare.
La nascita mistica – Mircea Eliade
In altre regioni del mondo, la proibizione di servirsi delle dita costringe il novizio a prendere il cibo direttamente con la bocca, come fanno alcuni animali e, si pensa, le anime dei morti. Non è difficile capirlo: i novizi isolati nella foresta sono effettivamente considerati come morti e trattati come spettri. Richiamiamo subito l’attenzione sul simbolismo ambivalente della segregazione nella giungla: sì tratta sempre di una morte alla condizione profana, per essere trasformati in ‘spirito’, e, insieme, per iniziare una nuova esistenza, simile quindi a quella dei neonati.
Ai tempi dell’università, ad un mio amico morì suo padre.
Questo mio amico sparì dalla circolazione per alcune settimane: si cancellò dai social network, declinò tutti gli inviti che poteva e si isolò per vivere così il suo lutto.
Questo pezzo di Mircea Eliade mi ha fatto ricordare di lui.
La perdita di suo padre lo fece sprofondare in una crisi e ormai mi è chiaro che ogni crisi è un rito di passaggio.
Questo suo isolamento era fondamentalmente una morte simbolica: dato che suo padre non c’era più, lui non era più “figlio” in un certo senso.
Alcune settimane più tardi, tornò tra noi.
Riprese le sue attività, si ri-iscrisse ai social network e tornò a partecipare agli eventi.
Era resuscitato, era tornato nel mondo dei vivi.
Era una persona nuova.