Se le emozioni del bambino traumatizzato potessero parlare, direbbero, per esempio: “Non posso ammettere che tu mi voglia amare. E’ ridicolo che tu pretenda di amarmi: lo so da tempo che io non sono degno d’amore. Non devo in alcun caso “abbandonarmi” ai tuoi/miei sentimenti. So che le conseguenze sarebbero micidiali. L’amore è un istinto morboso cui si deve rispondere con l’inganno, il rifiuto, l’umiliazione e la sofferenza. Io so com’è fatto il mondo. Tutte queste stupide chiacchere a proposito di amore e di altruismo servono solo a rendere l’individuo più malleabile. Non soggiacerò mai più a questi inganni. Io non voglio credere che esista una sola persona che capisca davvero il bambino, che si schieri dalla sua parte e s’impegni disinteressatamente in suo favore. Non fidarmi di nessuno è la mia assicurazione sulla vita. Non intendo più espormi alla delusione.“
Konrad Stettbacher – Perché la sofferenza
Questo passaggio fa capire molte molte cose, personali e non.
Tra le categorie più importanti con le quali ci facciamo un’idea di una persona, questa è una delle più importanti.
Ci sono coloro che sono stati sufficientemente amati e coloro che non lo sono stati.