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“Perseverare è umano” di Pietro Trabucchi

Trovo i libri di Pietro Trabucchi sempre molto piacevoli da leggere, specie la mattina.

Questo è il terzo che leggo, dopo “Resisto dunque sono” e “Opus”.
I temi affrontati sono gli stessi: motivazione, resilienza (parola da tempo diventata odiosa e insopportabile, purtroppo) ed auto-efficacia.

Il libro è centrato sul mondo dello sport, ma in realtà è adatto a molti altri contesti, personali e lavorativi.

Di seguito i punti che mi hanno colpito, in un modo o nell’altro.

1) La motivazione è un qualcosa che viene dall’interno e che è mossa dal “piacere di farcela”. Non proviene dall’esterno (minacce del bastone, incentivo della carota, trasmissione magica da parte di un guru-coach), ma la vera motivazione – quella duratura e persistente – è una questione personale.
Il coach, quello vero, è colui che va a smuovere le leve interiori presenti già dentro l’allievo / atleta.

2) Il secondo punto più che colpirmi mi ha un po’ infastidito, per via delle tematiche che sto affrontando questo periodo.
Cito: “E, attraverso continue endovene di vittimismo, ci consola del fatto che il mondo è cattivo e non ci merita: e che quindi noi non abbiamo alcuna responsabilità.
In questi ultimi tempi infatti ho iniziato a tirar fuori la voce della Vittima che sono stato quando ero un bambino.
Ecco il perché questi passi mi hanno infastidito.
C’è un equilibrio anche qui da cercare: se questi “incoraggiamenti” ed “inviti alla responsabilità” sono strumenti per censurare il bambino interiore che ha sempre represso da una vita i suoi bisogni, allora non sono adatti e non sono indicati in quel momento.
Ma è vero anche che non si può restare incastrati una vita in uno stagno di vittimismo, dando la colpa agli altri e rimanendo ancorati sullo stesso punto.
Io credo che – una volta data voce al bambino-vittima che siamo stati – le cose si sistemano da sole.

3) “La troppa direttività oppure la troppa permissività, azzerano entrambe il senso di responsabilità. […]
L’atleta che è spinto dalla motivazione altrui sarà magari un ottimo esecutore, ma non sarà mai resiliente
“.
Mi sono trovato in questa frase.
Un bravo bambino ubbidiente, diviene da grande un automa, un ottima pedina pronta per essere mossa da un capo qualsiasi.
Nella crescita di un figlio, oltre all’obbedienza, va stimolata la crescita e il contatto delle proprie risorse interiori (educare nel senso di educere, tirare fuori).

3 risposte su ““Perseverare è umano” di Pietro Trabucchi”

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