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“L’infanzia rimossa” di Alice Miller

Ho terminato la lettura del libro “L’infanzia rimossa” di Alice Miller, il quarto che leggo di questa autrice.

E’ un libro più personale dei precedenti, dove l’autrice parla di sé, della sua infanzia, delle sue ferite e della terapia che ha intrapreso su di sé e che l’ha aiutata nel processo di guarigione interiore.

Pur ripetendo concetti già trattati nei libri precedenti, è stata una lettura per me terapeutica.
La comprensione razionale (quella che dice “questi concetti già li ho appresi e li so”) è diversa dalla comprensione emotiva (quella che rivive quelle parole e le sente addosso).
L’effetto che ho avuto leggendo questo quarto libro è più relativo a questo secondo aspetto.

Le sue letture sono un’importante integrazione al mio personale percorso di psicoterapia.

Di seguito i punti che mi hanno maggiormente colpito.

1) Quando si è neonati – o bambini molto piccoli – di fronte ad una richiesta di un proprio bisogno che non viene soddisfatto da parte degli adulti, l’unico modo che abbiamo per aiutare noi stessi è quella di reprimere e rimuovere il dolore.
Questa mossa, tuttavia, ci priva della capacità di sentire.

2) Se non c’è nessuno all’interno della nostra famiglia che è in grado di comprendere ed ascoltare quel certo bisogno, il bambino dedurrà di essere lui il problema e reprimerà quel suo sentire.
Questo schema sarà uno un pilastro fondamentale anche quando crescerà e diventerà ragazzo, adolescente, adulto.
Sono io il problema, sono io che non vado bene, la colpa è mia, sono inadeguato“.

3) Se all’interno della famiglia c’è anche un solo membro (un genitore, una zia, una sorella…) che è in grado di ascoltare l’emozione del bambino e gli sa creare uno spazio sicuro dove può sentirsi “ok” nell’esprimere tutto quello che pensa, si creerà un mezzo per fare un paragone.
Noi capiamo che una cosa esiste solo quando c’è il suo opposto.
Se non ci fosse il caldo, non avremmo il concetto di “freddo”: la temperatura non esisterebbe, sarebbe invisibile.
La stessa cosa accade qui.
Se di fronte a quel bisogno c’è solo mancanza di ascolto (e mai un ascolto vero), quel bisogno diventa invisibile.
Eppure, anche quando non c’è nessuno che mi ascolta, quel bisogno lo si avverte eccome.
E allora?
Allora di fronte a quel conflitto, non si potrà che concludere: “sono io che ho qualcosa che non va, sono io ad essere sbagliato, sono io ad essere alieno in questo mondo“.
L’origine della buona autostima o della bassa autostima si trova da queste parti.

4) L’autrice, avendo vissuto in prima persona questa mancanza di ascolto dei propri bisogni da bambina in nome di una “buona educazione” che ha asfaltato il suo sentire, è cresciuta avendo poca considerazione di sé stessa e poca forza nel contrastare coloro che calpestavano i suoi diritti.
La terapia che l’ha aiutata ad aprire gli occhi e a rivivere le ingiustizie subite quando era piccola è stata la pittura spontanea: senza alcuna pretesa di creare qualcosa di bello (opera d’arte), ma un dipingere finalizzato alla scoperta e all’esplorazione di sé.

5) Ascoltare i bisogni di un bambino non significa viziarlo, significa farlo crescere con una buona considerazione di sé stesso e dargli degli strumenti di difesa per il futuro.
Quando sarà grande non si farà mettere “i piedi in testa” perché al primo segnale di invasione da parte del tiranno di turno, saprà difendere il proprio spazio e i propri bisogni.
Al contrario del bambino “ben educato”, che ha soppresso precocemente il suo sentire e che quindi è abituato a reprimere i propri bisogni e sacrificare sempre il proprio spazio.

6) E chi garantisce che non sarà proprio quel bambino che è stato ascoltato da piccolo a non diventare poi da grande il tiranno?
Un bambino impara imitando gli adulti del suo nucleo famigliare.
Se nella famiglia c’è rispetto reciproco ed equilibrato tra i vari membri che la compongono,… lui imparerà il rispetto.

7) Questa citazione:
In taluni casi è difficile accertarlo, e in un bambino gravemente traumatizzato nel momento della nascita oppure subito dopo isolato da ogni contatto umano in un’incubatrice, possono insorgere assai presto i sintomi che gli renderanno ancor più difficile l’impresa di accattivarsi l’amore dei genitori
mi ha fatto pensare a quello che mi raccontarono circa la mia nascita.
Al fatto che mi misero dentro una sorta di incubatrice a causa dell’ittero.
E al fatto che mia madre, quando avevo qualche mese, dovette operarsi e si separò da me alcuni giorni per ovvi motivi.
Quando la rividi, offeso, mi voltai dall’altra parte.
Chissà, forse queste “separazioni forzate” si sono memorizzate da qualche parte… dentro di me.

8) Pur di difendere i propri genitori, una persona è disposta proprio a tutto. Mi hanno colpito queste citazioni

Un’altra legge della vita è questa: l’idealizzazione dei genitori con l’ausilio della fantasia e della rimozione aiuta il bambino a sopravvivere. Attribuire del male alle persone amate, con cui si hanno le relazioni più immediate, contraddice l’istinto naturale di difesa e quindi una legge di vita. Se ne deduce necessariamente che il bambino non inventa mai dei traumi.
Anzi: per sopravvivere, deve renderne sopportabile il dolore con l’aiuto della fantasia.

Alice Miller – L’infanzia rimossa

E poi

Perché un bambino che sia esposto quoti- dianamente a una simile confusione non sa più sottrarvisi. Ha bisogno di sua madre, vuole e deve crederle. Deve quindi negare le sue stesse constatazioni e cercare l’aiuto dell’alcool o di altre droghe, visto che non c’è altra persona che lo aiuti a
vedere la verità e a sopportarla.

Alice Miller – L’infanzia rimossa

9) Questa citazione:
Non appena sono in grado di sentire la loro miseria, sono anche capaci di comprendere l’angoscia altrui.
rafforza in me l’idea che sia necessario prima amare sé stessi, inteso come amare quel bambino che siamo stati, e solo dopo acquisiamo la capacità di amare gli altri.
Finché il bambino che siamo stati non riceve sufficientemente amore (o da qualcuno di esterno quando eravamo piccolissimi o – nel caso in cui questo non è accaduto – da parte della nostra istanza adulta che fungerà da genitore oppure- se si ha Fede – da parte di un Dio d’amore), ci impedirà di amare l’Altro.

10) Questa citazione:
Benché le loro spiegazioni fossero desunte dalle teorie apprese, dall’apparato critico e dalla formazione stessa dell’analista, e non avessero spesso assolutamente nulla a che fare con la vita effettiva del paziente, gli analizzandi credevano loro sulla parola, come i fedeli credono al sacerdote. Non sapevano di avere il diritto e la possibilità di essere accompagnati invece alla ricerca dei loro autentici sentimenti, tanto da poter trovare essi stessi le spiegazioni esatte di questo loro sentire.
mi fa riflettere sul rapporto che ho io con il mio terapeuta, che – fortunatamente – non è legato ad una dottrina psicoanalitica in particolare, ritagliando terapie su misura in base al paziente che ha di fronte.
Tuttavia il mio schema base, che applico con tutti e perciò anche con lui, è quello della “conquista”, quello del “piacere a tutti”, quello dell'”assecondare il volere altrui”.
Perciò faccio sempre molta molta fatica ad ascoltare me stesso.

11) La terapia che la Miller propone è quella ideata da un certo Konrad Stettbacher. E’ una terapia priva di “dogmi” e di teorie (al contrario della psicoanalisi classica), piuttosto si basa semplicemente sul principio di espressione delle emozioni – non vissute – durante la propria infanzia.

I tratti essenziali della terapia sono i seguenti: nessuna mistificazione, nessun archetipo, nessun fantasma, nessuna magia, nessun guru, solo la dolorosa strada che porta ai fatti, alla rinuncia alla cecità, al rifiuto delle illusioni, delle inutili protesi, dell’autoinganno e del disorientamento. Il compenso di tanta fatica è il grande sollievo conferito dalla chiarezza: questi sono i fatti, non devo più illudermi, non devo più farmi confondere, non devo più reprimere quello che so; mi è consentito di vedere, vivere, respirare, comunicare e non mi si può più impedire di conoscere e di esprimere la verità.

Alice Miller – L’infanzia rimossa

12) Questa lettura, oltre a convincermi nel continuare a leggere altre opere di Alice Miller, mi ha aperto altre due strade che voglio percorrere sempre con l’aiuto dei libri:
– approfondire questa terapia di Konrad Stettbacher, a tal proposito sono riuscito a rimediare una rarissima copia de “Perché la sofferenza”
– approfondire la possibilità di usare l’arte come mezzo di espressione, a tal proposito ho preso “La via dell’artista” di una certa Julia Cameron.

4 risposte su ““L’infanzia rimossa” di Alice Miller”

Ciao Leonardo , nella mia esperienza ho notato , pero’ che le strategie che il bambino mette in atto si attivano immediatamente e sono mirate alla sopravvivenza . Ovviamente sono delle compensazioni ma da adulti possono diventare i nostri punti di forza.
P.s. perchè non ti metti a dipingere o fare qualcosa con le tue mani ? Scrittura , pittura , disegno , non so . Non c’è nulla di più terapeutico che fare e agire .

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Ciao Egle, si è qualcosa che ho intenzione di iniziare a fare quest’anno, provare a disegnare indipendentemente dal risultato finale.
Sono curioso di vedere se funziona 🙂

Si tutte le strategie sono finalizzate alla sopravvivenza e sono messe in atto dal bambino che non ha ancora la forza e l’autonomia.
Poi crescendo molte di quelle strategie diventano un freno, perché da adulti si è fondamentalmente autonomi (anche se non completamente, ovviamente)

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