All’inizio questo libro non mi stava piacendo, poi – ascoltandolo in audiolibro (letto da Pino Insegno) – sono riuscito a comprendere il perché questo titolo fosse così acclamato e popolare.
Oliver Sacks è stato un neurologo (scomparso di recente) ed in questo libro ha raccolto alcuni dei casi più curiosi e particolari che gli sono capitati nella sua carriera.
Ogni capitolo racconta di uno specifico paziente con una particolare malattia neurologica; dalla malattia l’autore prende lo spunto per alcune riflessioni anche di carattere esistenziale e più filosofico.
Ho apprezzato anche io – come altri lettori – il fatto che l’autore mette in risalto l’anima nascosta dietro alla malattia.
Questi i tre punti che mi hanno maggiormente colpito.
1) Ci sono dei casi in cui la malattia si appiccica all’identità di una persona e – seppur nella tragicità – la rende caratteristica ed unica.
Mi è rimasta impressa la storia di “Ray dei mille tic”, un ragazzo con la sindrome di Tourette che aveva difficoltà nel vivere una vita normale ma allo stesso tempo aveva una eclettica dote musicale.
Il trattamento farmacologico riuscì a tenere sotto controllo quella sindrome così invalidante per la vita di tutti i giorni, ma purtroppo spense anche quel fuoco musicale che tanto piaceva a Ray.
La terapia aveva soppresso tutto il Caos in favore dell’Ordine, ma così si era spento anche il suo spirito.
Dunque Ray e il dott.Sacks concordarono che il trattamento farmacologico sarebbe stato solo dal lunedì al venerdì, riportando in scena solo nel weekend quel brillante e pazzoide “Ray dei mille tic”.
2) Sono rimasto sorpreso ancor di più dalle capacità del nostro cervello e dal fatto che tutto ciò che viviamo e sentiamo è mediato da questo organo.
E’ un concetto scontato, ma non smette mai di stupirmi.
C’era ad esempio una paziente che non percepiva più la sua parte sinistra; perciò si lavava, si truccava ed interagiva solo sulla parte destra del suo corpo.
Per lei la sinistra non esisteva proprio.
Mi ha fatto riflettere che – chissà – il Mondo che ci circonda potrebbe essere ricchissimo di altre mille dimensioni che noi non riusciamo però a percepire.
Forse è per questo che ci è così complicato dare un’interpretazione a certe formule e certe scoperte nel campo della fisica moderna.
Le formule funzionano e modellano correttamente la realtà, ma noi non riusciamo a dargli un’interpretazione coerente con quella che è la nostra esperienza (es. nel concetto di tempo e di spazio).
3) La parte che mi ha più commosso è stata l’ultimo capitolo, quella dell’artista autistico.
Mi ha toccato il fatto che questa persona (e chissà, forse tutti gli autistici) vivesse un terribile e tragico isolamento da tutto e tutti. Non intendo dire qualcosa di fisico, ma piuttosto esistenziale.
E’ una sensazione che a volte mi sfiora ed è davvero terribile pensare di poterci finire definitivamente e rimanerci intrappolati.
Eppure tramite il disegno sembrava che questa persona riusciva ad entrare in una dimensione diversa, dove poteva sentire che non era solo ma invece parte di un mondo più grande.
A proposito di questo ultimo punto, noto che mi commuovono quei film e quei libri che raccontando di una persona isolata (da un punto di vista profondo ed esistenziale) che trova un’amico e si sente finalmente compreso.
22 risposte su ““L’uomo che scambiò sua moglie per un cappello” di Oliver Sacks”
Un giorno finiro’ anche io questo libro.
Se ti conosco un po’ posso dirti di vedere ” Otto” con Tom Hanks. Sono certa ti commuovera’. Buona serata Leonardo
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La prima parte è più noiosetta, ma poi alcune storie più avanti sono molto belle.
Cerco subito di recuperarlo, non conosco quel film.
Grazie Egle! 🙂
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Tutti abbiamo un po’ di autismo in noi… per qualcuno è più evidente, per altri meno.
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Eh sì, in qualcuno quella vena di solitudine esistenziale è più marcata (o semplicemente ci pensa di più).
Ma credo ci sia una via per non sentirsi più così: smettere di usare così tanto la Mente.
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Grazie! Molto interessante.
Non sapevo che lo scrittore fosse scomparso di recente. Ho un suo libro che devo ancora leggere, “Il fiume della coscienza”
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Si è morto pochi anni fa e, se non sbaglio, scrisse proprio un libro anche poco prima di morire.
“Il fiume della coscienza” non l’ho mai sentito nominare; avevo adocchiato “Risvegli” e “Musicofilia” ma per ora non li prendo (aspetto il momento giusto)
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Mi pare che il fiume della coscienza sia proprio stato il suo ultimo
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Sono andato a guardare su Wikipedia.
“Gratitudine” è quello che ha scritto quando era ancora in vita ma sapeva che sarebbe morto di lì a poco.
Mentre “Il fiume della conoscenza” è un libro postumo sul quale Sacks aveva incaricato altre persone circa la sua pubblicazione.
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Aah ecco, grazie 🙂
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Da “Risvegli” (ma questo lo saprai) è stato tratto un film con Robert De Niro e Robin Williams
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Ah ecco! Non lo sapevo in realtà; avevo sentito questo film (pur non avendolo visto), ma non avevo collegato.
Vale la pena vederlo?
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Se ti è piaciuto il libro, forse no…
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“Risvegli” però non l’ho letto, quindi forse posso guardare il film senza leggere il libro (così da non poter dire “era meglio il libro”)
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Non saprei…
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In riferimento al tuo punto 2, non mi è chiaro il collegamento tra il caso della paziente e le riflessioni che ti ha suscitato…
Il libro era parso noioso anche a me e credo di non aver avuto la tua stessa tenacia nel leggerlo tutto. Ricordo però di aver visto il film, che però mi ha un po’ delusa.
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Il libro migliora sul finale, secondo me, ma la svolta è stato l’audiolibro Audible letto da Pino Insegno (è così bravo che non ti annoi neanche se legge il foglio illustrativo della Tachipirina).
Riguardo il punto 2, questa paziente viveva ignorando completamente la sinistra: per lei non esisteva e, soprattutto, non ne sentiva la mancanza.
Forse anche noi ignoriamo delle “dimensioni”.
Ma forse ne sentiamo la mancanza nel momento in cui ci areniamo su alcuni concetti (cosa c’era prima del tempo? Che significa che l’universo si espande? Si espande all’interno di cosa? etc.)
Non troviamo risposta a queste domande probabilmente perché ci manca qualche organo che ci fa percepire qualche altra variabile.
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Ho capito, grazie. Certo che tu dici sempre di usare poco la mente, ma poi ti fai certi viaggi… e per me va bene, perché colgo meglio.
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C’avessi un interruttore per fermare la Mente!
Ma poi che farei dopo? 😀
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Forse dovresti accettarne la presenza, anche se a volte è un po’ invadente.
Io ti leggo sempre volentieri perché mi pare che tu la usi (quasi sempre: giusto per non essere troppo complimentosa) molto bene. In ogni caso, la fai lavorare, quindi il Capo dovresti essere tu 🙂
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Dovrei farci un po’ pace 😀
Ti ringrazio Fa minore, lo apprezzo 🙂
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questo libro… consigliato dal mio datore di lavoro…
è tra i miei preferiti…
ho letto ogni storia con attenzione… e sono rimasta colpita dal fatto che a lui interessavano in eguale misura sia le persone… sia la malattia…
molti considerano questo libro… come la Mille e una Notte… dei casi clinici… come se Sarcks oltre ad essere uno scrittore… fosse il medico che tutti hanno sognato e mai incontrato…
riguardo all’autismo… se sei interessato all’ argomento…
è un disturbo… che non si conosce mai abbastanza…
se vuoi puoi leggere…
“La macchina degli abbracci. Parlare con gli animali.”
di Catherine Johnson e Temple Grandin.
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anche a me ha colpito il lato umano di questo medico, la sua attenzione alla persona (in fondo è anche questo che “cura”, la relazione tra medico e paziente).
ti ringrazio per il consiglio, vado a darci un’occhiata 🙂
buona giornata!
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