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Deliri mentali Riflessioni

Salto quantico o gradualità?

In un processo di crescita, evoluzione e cambiamento personale ci sono due modi di agire:

  • procedere con gradualità e costanza verso una specifica direzione compiendo piccolissimi passi.
  • fare dei “salti quantici” verso quella direzione, tipo terapia d’urto: un faccia e faccia con la tua paura.

Penso che siano necessari entrambi gli approcci.

Il primo riguarda il mondo delle abitudini ed è emotivamente meno coinvolgente, anzi, è piuttosto noioso e ripetitivo.
Il secondo riguarda invece quelle esperienze intense e coinvolgenti: in sostanza sono i cosiddetti riti di passaggio.

Il primo approccio ha sia una natura “maschile” che una natura “femminile”, secondo i principi del Tao.
Infatti richiede disciplina e ordine (maschile) ma allo stesso tempo morbidezza e amore (femminile).
Anche il secondo presenta questa doppia natura.
Il salto quantico richiede uno sforzo deciso e determinato (maschile) ed avviene solitamente di fronte ad un evento terribile e caotico (femminile).

Nel percorso di psicanalisi che ho intrapreso da un po’ di tempo, ho notato la presenza di questi due approcci.
E’ necessario procedere gradualmente verso la direzione del cambiamento, così da avere meno resistenza da parte del “vecchio Leonardo”.
Poi però, quasi inspiegabilmente (è per questo che nel mio caso la psicoanalisi è anche un percorso spirituale), di fronte alla mia vita si presentano delle situazioni che richiedono un salto quantico: devo decidere in modo netto se scegliere il “vecchio Leonardo” oppure il “nuovo Leonardo”.

Dopo aver fatto un salto quantico, se non si aveva una base stabile costruita in precedenza con l’approccio lento e graduale, si rischia di cadere e ritornare al punto di partenza.
Oppure la si può vedere in un altro modo: senza l’approccio lento e graduale, la Vita sembra non presentarti delle occasioni dove ti viene chiesto di saltare, oppure anche se te le presentasse, tu non salteresti.

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3 risposte su “Salto quantico o gradualità?”

Nelle “piccole cose” passi graduali.
Nelle grandi decisioni si volta la pagina in modo deciso senza gradualità.
O. almeno, mi sembra che nella mia vota sia accaduto così.

Non ci può essere gradualità nell’acquisto di una casa, ma ci può essere nel mettere via il denaro necessario.
Non c’è gradualità nello sposarsi, ma c’è nel conoscersi piano piano.

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Si sono d’accordo…
Le “piccole cose” giustamente le hai scritte tra virgolette: sembrano piccole ed insignificanti, ma in realtà nel lungo periodo sono determinanti, forse più di quelle grandi decisioni.

In campo economico ad esempio, immagina se un ragazzo che appena inizia a lavorare (a 20 anni supponiamo), mettesse via 100 euro al mese in un fondo di investimento che rende il 2%. A 50 anni ci si ritroverebbe con quasi 50.000 euro messi da parte.

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